Intervista a Gino Fabbri

Gino Fabbri: la storia della tradizione

Gino Fabbri scopre la sua passione per i dolci nella pasticceria del paese di nascita, dove inizia a lavorare fin da adolescente.

Dopo anni di gavetta, decide di aprire la sua pasticceria insieme alla moglie Morena: nel 1982 nasce così “La Caramella”.

Tutt’altro che un punto di arrivo, questa nuova realtà si rivela anzi uno stimolante punto di partenza per la sua carriera. Frequenta i corsi di alcuni grandi maestri pasticceri italiani e lentamente inizia a far conoscere ai suoi clienti l’arte della pasticceria della tradizione lavorando con materie prime eccellenti e proprie del territorio italiano.

Nel 1996 entra a far parte dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, prestigiosa associazione di cui è stato eletto Presidente e che riunisce i migliori pasticceri italiani uniti dalla voglia di promuovere qualità e professionalità nella tradizione pasticciera italiana.

Partecipa a diversi concorsi, tra i quali riveste un’importanza particolare il concorso per la “Torta del Giubileo del 2000” in cui arriva al primo posto e grazie al quale ha potuto incontrare Papa Giovanni Paolo II.

Nel 2009 è stato eletto dai suoi colleghi Pasticcere dell’anno, prestigioso riconoscimento per la sua professionalità e la costante ricerca della qualità nella produzione e per la sua capacità di diffondere le sue conoscenze senza riserve.

 

QUANTO CONTANO LA STORIA E LA TRADIZIONE E QUANTO SAPERLI COMUNICARE CORRETTAMENTE?

Non possiamo parlare di innovazione e di crescita se non conosciamo le nostre radici, che hanno dato vita alla storia e alla tradizione e che sono strettamente legate alla conoscenza dei prodotti.

Il terzo anello fondamentale per trasmettere il proprio prodotto è la comunicazione: un prodotto comunicato in malo modo, perde il suo valore.

 

QUALI SONO LE BASI SULLE QUALI DEVE PUNTARE CHI VUOLE MIGLIORARE LA SUA ATTIVITA’ IN QUESTO SETTORE?

Avere la massima conoscenza delle materie prime sul mercato, sapendo riconoscere e scegliere la qualità dei prodotti che il nostro territorio offre, è la base su cui costruire la propria attività. A ciò si aggiunge prima di tutto l’analisi dei potenziali clienti, cercando di capire cosa ricercano e cosa si aspettano da te; e poi la ricerca di uno staff adeguato alla propria impostazione di lavoro e alla propria filosofia.

 

GUARDANDOSI INDIETRO NELLA SUA LUNGA CARRIERA QUALI ERRORI NON RIFAREBBE?

Ritengo che non esistano scelte sbagliate se fatte in maniera ragionata: è sbagliato non scegliere per paura di sbagliare. Nella vita professionale è proprio quando stai sbagliando e te ne accorgi, che puoi fermarti e trasformare l’errore in una nuova conoscenza dalla quale ripartire.

Una prova sbagliata non è un errore, ma l’errore è non provare.

 

E SU QUALI INVECE HA PUNTATO AVENDO SODDISFAZIONI?

Ho puntato maggiormente ai clienti e alla soddisfazione delle loro esigenze, senza però tralasciare la qualità e obiettivi ambiziosi.

 

QUANTO E’ IMPORTANTE IL SUO RUOLO IMPRENDITORIALE ACCANTO A QUELLO DI BRAVO ARTIGIANO?

Al giorno d’oggi non puoi essere un bravo artigiano se non sei un imprenditore capace; l’imprenditorialità salva sicuramente l’aspetto artigianale.

La difficoltà maggiore è far percepire il valore del prodotto artigianale, poiché il costo è alto e non sempre viene remunerato nella giusta maniera.

 

I SUOI CONSIGLI A CHI SI APPRESTA A FARE QUESTO LAVORO?

La passione e la volontà non bastano, ma serve un mix di conoscenze tra scuola, esperienza e contatto con le persone che assaggiano i prodotti. Chi non comprende questa dinamica farà fatica a fare questo mestiere ai giorni nostri. Non per nulla anche le scuole professionali si stanno adeguando per dare maggiori conoscenze alle nuove leve, riguardanti materie scientifiche, come chimica e biologia, molto importanti in questo lavoro.